Come ogni bambino, amavo il mare

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Come ogni bambino, amavo il mare.
Nell'estate dell'88 avevo poco più di un anno e, a quanto pare, un caratterino già fortemente indipendente. Raccontano che uscivo di casa trascinando il mio canotto rosa sul marciapiede e arrivavo fino alla spiaggia.
Il mare era divertimento, come lo è per ogni bambino.
Le giornate consumate fra risate, schizzi, nuotate, tuffi, castelli di sabbia e pizzette per riprendere le forze erano sempre interminabili e troppo corte nello stesso tempo.


Poi sono cresciuta.
Non so di preciso quando sia accaduto, ma tutt'ad un tratto mi sono trovata ad essere più grande.
E il mare lo amavo ancora. Ma in modo diverso. O forse semplicemente amavo l'altra faccia di una medaglia liquida dalle sfumature azzurrognole.
Crescendo ho imparato che il mare può essere anche tranquillità. E relax.
Ho imparato ad apprezzare quel modo unico in cui i pensieri cominciano a rincorrersi formando una matassa non ben definita. E poi, pian piano, iniziano a calmarsi. E ad unirsi in un placido accordo. Pace.


E poi ho anche scoperto di amare la montagna.
Ricordo che questa cosa mi spiazzò perché ho sempre odiato il freddo. E lo odio tutt'ora. Però amavo la montagna. Era così e alla fine imparai a convivere anche con questa cosa.
La montagna era magia. Magia e mistero. Che alla fine vanno sempre di pari passo.
Mi sembrava che la questa fosse abitata da migliaia di piccoli esserini che decidevano di mostrarsi solo agli occhi che non avevano mai smesso di sognare. Nonostante l'età.


Così io amo il mare. E amo anche la montagna.
Però vivo in città.
E, non fraintendiamoci, io adoro vivere in città. Ogni comodità è sotto mano e tutto quello che ti serve è lì, pronto per te.
Però una struttura di suore bianca e rosa non è il panorama che una sognatrice vorrebbe vedere aprendo la finestra al mattino. E nemmeno richiudendola la sera, per dirla tutta.

E allora i panorami li ho portati dentro. Dentro casa. Dentro la mia stanza.
Ed è una cosa bellissima perché posso girare la testa a destra e perdermi nel rosso di un tramonto e poi girarla dall'altra parte e sentire la magia di quel boschetto non troppo lontano da casa.



E così, superando anche l'insegnamento di Maometto, ho imparato a non aspettare la montagna. E nemmeno a correre da lei: quando voglio una cosa la prendo, e la porti dove voglio!

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